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Questo libro racconta come stanno i docenti dell'università dopo le riforme che hanno messo in discussione i fondamenti epistemologici dall'origine fino ai tempi moderni. Il libro nasce da una ricerca che presta attenzione alle idee e alle pratiche della vita quotidiana di coloro che fanno attività scientifica e didattica nell'accademia. La ricerca intende scandagliare le conseguenze del nuovo ambiente prodotto dopo l'applicazione dei provvedimenti normativi. Non è, quindi, un libro sulla valutazione tout court, bensì un volume sulle conseguenze della valutazione subite dai docenti universitari nel settore delle scienze sociali. I provvedimenti penetrano negli interstizi relazionali dei singoli riuscendo a prefigurare una sorta di mutazione socio-antropologica nel modo di pensare la ricerca, la didattica e la terza missione. L'idea originaria nasce da un certo disagio nei confronti di adempimenti amministrativi ai quali i docenti si sottopongono con un discreto senso di disorientamento. Manca il tempo per svolgere le attività più qualificanti. Il tempo impiegato a compilare i formulari viene rubato alle attività che quei formulari dovrebbero rispecchiare. Secondo il lessico mertoniano, il tempo sorvegliato genera il profilarsi di un soggetto tra il ribelle e il rinunciatario; comunque condizionato dalle istanze dell'istituzione volte a portare i ricercatori verso una soglia minima di produttività, in linea con gli atenei italiani ed europei.